La disfida di Barletta non andò proprio così come la si conosce e di disfide ce ne furono più di una, in secoli diversi. È uno di quegli episodi che servono alla politica, al patriottismo e anche alla letteratura, e che vanno quindi raccontati nuovamente.
Dicono i libri di storia che il 13 febbraio 1503, in un tratto di campagna tra Andria e Corato, tredici uomini d'arme italiani contro altrettanti francesi si scontrarono con gran furore e coraggio. Gli italiani, guidati da Ettore Fieramosca, vinsero. Questo episodio, col tempo, venne ingigantito e in parte deformato. Alcuni poemi cinquecenteschi e, nell'Ottocento, Massimo d'Azeglio con il suo romanzo Ettore Fieramosca, contribuirono a trasformare un episodio in un evento, se non in un simbolo che il fascismo esaltò come una testimonianza del coraggio italico. Oggi, Giuliano Procacci, dopo una vita spesa a studiare i vari aspetti della storia moderna e contemporanea, si rivolge a quell'episodio con curiosità erudita mettendo in luce le amplificazioni e le strumentalizzazioni di cui la disfida è stata oggetto.
