Civiltà e disagio
Forme contemporanee della psicopatologia
Bulimia, anoressia, obesità, attacchi di panico, ma anche psicosi, perversioni, personalità borderline, tossicomanie, alcolismo: uno studio clinico sui “nuovi sintomi”, espressione del disagio della società contemporanea.
Area Varia
Categoria Scienze umane e sociali
Materia PSICOLOGIA
Nel 1929 Sigmund Freud pubblica Il disagio della civiltà, opera in cui dà vita a un'acuta riflessione sull'evoluzione della civiltà e sulle sue conseguenze rispetto alla felicità o infelicità dell'uomo, cercando di individuare le ragioni profonde del malessere a lui contemporaneo. La tesi di Freud è chiara: nonostante i progressi realizzati, l'appartenenza a una comunità umana ha un prezzo: essa esige la rinuncia del singolo ai propri soddisfacimenti pulsionali. A oltre settant'anni di distanza, la società occidentale ha subito profonde trasformazioni che si sono riflesse sulla vita degli individui, facendo emergere nuove forme del disagio psichico che hanno ampliato e reso più complesso il campo della clinica psicoanalitica. Focalizzando l'attenzione sui “nuovi sintomi” – psicosi, perversioni, personalità borderline, tossicomanie, alcolismo, bulimie, anoressie, obesità, attacchi di panico –, gli autori attraversano le frontiere estreme del lavoro psicoanalitico mettendo in luce una clinica che ha sempre più a che fare con l'agire compulsivo, la disinibizione, l'uso dell'oggetto finalizzato al puro godimento, e si confrontano con un disagio che non è più il prodotto del carattere repressivo e morale della civiltà, quanto piuttosto la risultante di una spinta al godimento che rende più difficile la costituzione della singolarità soggettiva.