Napoleone a Mosca
Area Varia
Categoria Discipline umanistiche
Materia STORIA MODERNA - Varia
L'idea che la Grande Armata sia stata sconfitta dal “generale Inverno” corrisponde alla versione fornita da Napoleone. Ma le cose andarono diversamente.
Quando, a metà settembre, Napoleone entra a Mosca, il suo esercito ha già perduto 223000 uomini, dei quali solo 50000 sono morti in battaglia. La torrida e tempestosa estate russa, le malattie, le diserzioni, la disorganizzazione, la fame e le scorrerie dei cosacchi hanno fatto il vuoto. Il freddo e l'anarchia originata dal saccheggio di Mosca daranno il colpo di grazia. Il 13 dicembre, solo 10000 superstiti riattraversano il fiume Neman.
Avvalendosi di preziosi e suggestivi documenti dell'epoca, Anka Muhlstein ci fa rivivere, e finalmente comprendere, le vicissitudini di Napoleone e della sua armata. Anzi ci fa assistere da vicino, come sa fare uno storico capace di raccontare.
«La verità? [...] La verità è che l'imperatore è pazzo, completamente pazzo. Ci manderà tutti quanti a gambe all'aria, e tutto finirà in una spaventosa catastrofe.» Ecco cosa disse uno dei suoi ministri quando Napoleone, nel giugno 1812, si avventò contro la Russia dello zar Alessandro I con un esercito di 600000 uomini.
Era convinto che sarebbe stata una guerra-lampo. Invece dovette avanzare inutilmente, mentre l'esercito russo non faceva che indietreggiare, e una volta a Mosca si ritrovò in una città deserta e distrutta dalle fiamme.
Perché mai Napoleone si gettò in quella folle impresa? Aveva qualche possibilità di riuscita? Che cosa determinò il susseguirsi degli avvenimenti? La decisione russa di ritirarsi fu una mossa strategica o una semplice necessità? La Berezina fu un successo o un fallimento?
Napoleone continua ad affascinarci. Persino la ritirata, che dovrebbe comprometterne il prestigio, rivela la sua eccezionale attitudine a trarre vantaggio dalle avversità.