È possibile dire che il fondamentalismo islamico o, meglio, l’Islam politico, è stato una spinta rivoluzionaria contro egemonie consolidate? Un’alternativa al sistema dominante? E l’Islam del XXI secolo può ancora generare una ricostruzione post-moderna del politico?
“Campanini, apprezzato orientalista, si esercita in un gioco di specchi affascinante, utilizzando concetti tipicamente occidentali per analizzare l’alternativa islamica.” “Avvenire”, 23 marzo 2012
Negli ultimi decenni del XX secolo, l’Islam radicale o politico si è presentato come un’alternativa di contestazione ai sistemi politici vigenti, tanto nel mondo sunnita (col qutbismo e post-qutbismo) quanto nel mondo sciita (con la rivoluzione khomeinista e Hizballah). L’antagonismo è stato alimentato da potenti principi costituenti: i concetti di popolo oppresso, di jihad e di sovranità di Dio.L’istituzionalizzazione e il prevalere di correnti terroristiche hanno poi fatto fallire il progetto, ma all’alba del XXI secolo articolate e ibride forme di Islam si propongono a rinverdire prospettive di trasformazione politica all’interno del mondo globalizzato.